La città della Contea e del Cioccolato

Modica e la sua Storia

Le origini

L'insediamento abitativo nel sito di Modica risale alla preistoria della Sicilia, nel periodo eneolitico, dal 3.200 al 2.200 a.C. In pieno centro storico, al quartiere della Vignazza, si conserva una piccola necropoli con una trentina di tombe " a forno ", risalenti al 2.200 a.C., e da collegarsi col soprastante pianoro, dove erano le prime capanne del sito di Modica. La città, che i Greci chiamarono Μότυκα, ed i Romani Mothyca, Mutyce[4] e infine Mutica, risale dunque al XXIII secolo a.C., e fu abitata dai Siculi. Secondo quanto affermano Ellanico e Filisto, i Siculi l'avevano fondata 80 anni prima della guerra di Troia, nel 1360 a.C., dandole il nome di Mùrika[5] (ancor'oggi nella parlata locale i residenti si dicono muricàni ). 

Il periodo più affascinante della storia della città è sicuramente quello Medievale. 


La Storia della Contea di Modica 

Modica comincia a divenire centro di vitale importanza per il futuro sviluppo della zona con l'arrivo dei Normanni, nel 1090. Nel 1099, il papa Urbano II nominò il normanno Ruggero d'Altavilla Gran Conte di Sicilia e Calabria, e questi costituì in feudo la città assegnandola a Gualtiero I de Mohac come premio per i suoi servigi. In seguito il feudo fu assegnato a Goffredo, Rinaldo, Aquino e per ultimo a Gualtieri II de Mohac. Questi era stato condottiero navale nelle guerre di Epiro, di Grecia e di Egitto per conto di Ruggero II, ed ebbe le cariche di Giustiziere del Val di Noto, Regio Camerario e infine Conte di Modica, nel 1176. Nel 1176, Guglielmo II il Buono lo mise a capo di una flotta di 25 galee, come ammiragliodella flotta siciliana, con l'incarico di prelevare Giovanna d'Inghilterra, figlia di re Enrico II, sua promessa sposa, e condurla in Italia, a Sant' Egidio. Per questo servigio Gualtieri II ebbe la nomina di governatore di Salerno. Con Enrico VI che sposa Costanza d'Altavilla, figlia di Ruggero II, inizia nel 1194 la dominazione sveva in Sicilia, ed uno dei primi atti del Re di Germania e di Sicilia fu l'incorporazione nel demanio reale dei vari feudi istituiti e concessi dai re normanni.

Quando, nel 1270, la Sicilia cadde in mano degli Angioini, Modica fu coinvolta nei Vespri Siciliani il 5 aprile 1282 e la sommossa fu guidata da Federico Mosca; i modicani, cacciando i francesi dalla città, nominarono Federico Mosca governatore della città. In segno di ringraziamento Pietro I, lo confermò nella sua investitura popolare, e lo nominò Comes Mohac(Conte di Modica), mettendodolo a capo del territorio costituito dagli attuali comuni di Modica, Scicli e Pozzallo.

La Contea di Modica, come entità plurifeudale autonoma, nacque il 25 marzo 1296, quando Federico II d'Aragona, proclamato Re di Sicilia a gennaio dello stesso anno dal parlamento regionale riunito nel Castello Ursino di Catania, conferì il diploma di concessione a Manfredi Chiaramonte, come Conte di Modica e Signore di Ragusa, Caccamo, Scicli, Gulfi, Pozzallo e Spaccaforno. Nel bando[14] si leggeva:

« Por gracia de Dios, dicta investitura sarà festejada y resa publica dintra el Duomu de S. Giorgiu de la Ciudàd de Mohac, con cuncursu de nobili, signuri et curtigiani. E tutti li genti di lu Cuntadu de Mohac et li rimanenti, vicini o luntani, di tutta la terra di Sichilia, Noi, Frédérique II, ordinamu chi currunu fistanti pi la gloria di lu novu Comes Manfredi et di la Condea de Mohac »


((dal "Bando sopra la istitutione de la Contea")) 

Il Gran Terremoto del 1693

Tutta l'area della Contea di Modica venne pesantemente coinvolta nel Terremoto del Val di Noto dell'11 gennaio 1693, in cui intere città e castelli vennero abbattuti e rasi al suolo. Il sisma, di magnitudo X/XI gradi Mercalli, pari a 7.4 della scala Richter, provocò a Modica circa 3.400 vittime (su 18.203 abitanti). Nel 1713 la popolazione di Modica era di 18.975 abitanti (terza città di Sicilia per abitanti!), Ragusa contava 8.863 anime, Scicli 8.886. Nonostante il terremoto, Modica restava un punto di attrazione della Sicilia Sud-Est, se si pensa che la popolazione di Catania nel 1713 era di solo 14.000 abitanti, a seguito dei morti causati dall'eruzione dell'Etna del 1669 e dal terremoto del 1693 (quasi 12.000 vittime per il terremoto, su 19.000 abitanti). Gran dibattito e controversie ci furono per stabilire se ricostruire su altro sito o riedificare partendo da ciò che era rimasto in piedi. Nonostante alcuni notabili scrivessero al Viceré in Palermo che il non mutar sito in questa grave occasione...e migliorarlo, sarà o mentecaggine o castigo di Dio, giaché il fabricar Modica in Modica...sarebbe...un vivere tutto il tempo tra dupplicati disaggi di prima e tra spelonche così horride e solo buone a ricovero delle fiere, non a ricettacolo d'huomini[26], alla fine ebbe la meglio il parere del capitolo della vecchia Matrice San Giorgio, appoggiata dalle nobili famiglie dei Grimaldi, Tommasi Rosso e Lorefice, e Modica rimase dov'era sin dalla preistoria, e dove l'aveva trovata Cicerone diciotto secoli prima, conservando all'interno del nuovo tessuto barocco i sopravvissuti gioielli architettonici del suo glorioso periodo chiaramontano e catalano. La ricostruzione a Modica fu rapida e senza risparmio di forze, per cui la capitale della Contea risorse ancora più bella. Si pensi che solo tre anni dopo, il Duomo di San Giorgio era aperto alle funzioni liturgiche, mentre già nel 1704, a soli undici anni dal terremoto, tutte le chiese di Modica risultavano agibili, come riscontrato dal vescovo di Siracusa in visita pastorale. Quasi tutto il patrimonio architettonico quindi è posteriore al 1693. Resi velocemente agibili e funzionali i palazzi e le chiese, poi con calma, per i decenni successivi, si lavorò per la lenta ma preziosa opera di abbellimento, con la costruzione delle sontuose facciate barocche e delle scenografiche scalinate, opera conclusa fra la fine del Settecento ed i primi dell'Ottocento. Modica dunque non era stata rasa al suolo completamente, come invece gran parte delle altre città del sud-est della Sicilia, spesso ricostruite in altro sito, vedi Giarratana, Monterosso Almo, Noto, Avola o Grammichele. Gli edifici e le chiese danneggiati risorsero presto, resi ancora più appariscenti ed esteticamente sfarzosi dal trionfo dello stile architettonico dell'epoca, il barocco fiorito, per usare la definizione che viene data al tardo barocco presente in maniera omogenea in tutte le città del Val di Noto, inserite per questo motivo nel 2002 nella lista dei siti Patrimonio dell'Umanità, sotto la tutela dell'UNESCO.

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